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Il paesaggio nobiliare: castelli, torri e palazzi fra medioevo ed età moderna

RICCARDO RAO: Castelli e palazzi nobiliari in Valtellina alla fine del Medioevo: un’indagine tra fonti scritte e fonti archeologiche

Il contributo intende analizzare sulla base di un’ampia rassegna delle fonti scritte conservate nel Notarile e di alcuni casi di studio di interesse archeologico le trasformazioni delle dimore nobiliari nella media Valtellina. I temi affrontati riguardano innanzitutto i cambiamenti dell’edilizia castellana fra Tre e Quattrocento, sia sul piano delle strutture materiali e delle tecniche costruttive (con particolare riferimento ai casi di Castello dell’Acqua, Caspoggio e Berbenno), sia degli attori sociali e delle funzioni, ma anche la definizione delle abitazioni aristocratiche, con una nuova configurazione degli spazi abitativi, forse influenzata da modelli urbani, che diventa evidente nel corso del XV secolo.

MASSIMO DELLA MISERICORDIA: Il paesaggio fortificato alla fine del medioevo

Alla fine del medioevo il paesaggio fortificato è segnato dall’intervento incisivo quanto mai prima delle autorità statali, che ripristinano antichi presidi o realizzano nuove mura, castelli e serre a Olonio, Tresivio, Tirano, Piattamala, Grosio… mentre altri progetti, parte di un disegno molto ambizioso capace di incidere in profondità nelle relazioni territoriali promuovendo il ruolo egemonico delle terre maggiori, vengono abbandonati. D’altra parte, l’aristocrazia locale sembra mostrare una qualche incertezza fra il mantenimento delle strutture militari (in particolare il castello di Masegra, il nucleo del più cospicuo potere signorile valtellinese) e il loro ingentilimento nelle forme del palazzo o della villa (il caso più significativo è quello di Palazzo Besta a Teglio). La capacità di mantenere, o invece la volontà di dismettere, i tradizionali luoghi dell’auto-difesa e della difesa della popolazione emergono così le trasformazioni del profilo della più potente nobiltà della valle, la competizione fra i poteri locali e quelli centrali dello stato regionale, l’emersione dei nuovi poli territoriali, in ultima istanza, dunque, alcuni dei più profondi mutamenti politici e sociali della regione fra il XV e il XVI secolo.

GIORGIO BARUTA: Castelli, torri e palazzi si irradiano d’incanto

L’età viscontea e sforzesca sono considerate fondamentali per la Valtellina e i due contadi di Chiavenna e Bormio per l’affermazione del pensiero umanista. Il linguaggio degli architetti, dei lapicidi, degli scultori del legno e dei pittori di provenienza comasca, milanese e pavese si afferma grazie anche alle stabili condizioni politiche ed economiche. L’architettura fortificata pur conservando la facies medievale si apre agli albori rinascimentali e diviene l’espressione del livello sociale raggiunto dalle famiglie nobili locali. Sondrio, il castello Masegra da fortilizio dei Capitanei a dimora rinascimentale dei Beccaria. Le ampie sale svelano volte con intrecci di frutta. La torre verso la città, si riveste di apparati decorativi e al suo interno sono dipinte le gesta dell’Orlando Furioso. Poggiridenti, nella torre dei da Pendolasco dopo l’arrivo dei Sermondi al piano primo le pareti accolgono pagine di letteratura. Ponte in Valtellina, i Quadrio in una casa-torre fanno dipingere su una parete una Crocifissione come se fosse una pala d’altare; i Quadrio Curzio sulla facciata creano una quinta scenica: in gran risalto emblemi araldici e ricchi fregi. Chiuro, l’architettura medievale emergente cede lo spazio a cortili con loggiati sovrapposti; nell’attuale via Rusca, si può ammirare una camera pictae che esprime nello splendore della narrazione un corteo festante di uomini e donne allietati di musici festanti.