Recuperare le radici, l’esempio di Scilironi e della summer school

Spriana. Dodici studenti impegnati nel recupero di uno stabile trasformato in un laboratorio.

Si è conclusa nel suggestivo borgo di Scilironi la prima Summer school autunnale organizzata dal progetto “Le Radici si una identità”, in collaborazione con il Comune e con l’Associazione Canova che si interessa al recupero e alla valorizzazione dell’architettura rurale in pietra. L’iniziativa, coordinata da Maurizio Cesprini di Associazione Canova e dal direttore dei lavori, l’architetto Dario Benetti, ha visto la partecipazione di dodici studenti a un cantiere didattico. L’oggetto degli interventi di recupero un piccolo edificio rurale al centro della contrada, trasformato in un laboratorio a cielo aperto. Oggi, quella di questo piccolo borgo è una storia di abbandono, comune a moltissimi altri borghi montani; parallelamente al costante degrado, nasce sempre più forte il desiderio di trovare destini alternativi al futuro di questi luoghi densi di storia e culla delle nostre radici. La riqualificazione dell’edificio non è stata quindi solo un’occasione per un affondo sull’architettura tradizionale in pietra ma è diventata caso di studio per la diffusione di buone prassi di gestione del patrimonio storico e architettonico italiano. Questo progetto ha coinvolto giovani provenienti da diverse regioni italiane, dalla Nuova Zelanda, dall’Inghilterra e dalla Spagna, ognuno con età, formazione ed esperienze lavorative e di vita molte diverse; tutti si sono dimostrati accomunati dalla stessa voglia di imparare, di mettersi in gioco e di prendere parte a un progetto di così ampio respiro. Diversi sono i neolaureati in architettura che hanno preso parte all’iniziativa, nell’intento di conoscere le antiche tecniche di costruzione locale e di poterle sperimentare direttamente sul campo. «Oggi la storia di Scilironi è una storia di abbandono comune a moltissimi borghi montani presenti lungo tutto l’arco alpino – afferma Maurizio Cesprini di Associazione Canova -. Ci auguriamo che questo primo intervento a carattere simbolico sia una scintilla per un futuro di sostenibilità e rispetto della nostra cultura». Per il presidente della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Tiziano Maffezzini, «gli studenti mettono a disposizione la loro energia e le loro competenze; i residenti li accolgono e condividono esperienza e conoscenza delle nostre valli: questa apertura di dialogo è il primo passo verso la creazione di nuove relazioni e opportunità. Questa Summer school è stata un’esperienza importante, soprattutto per questi giovani studenti, come conferma una di loro, Alessandra Ottaviani, per la quale «partecipare a questo workshop didattico è stata un’esperienza molto formativa e stimolante. È stato bellissimo lavorare a stretto contatto con le maestranze locali».

Riccardo Roversì

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